differenza tra un Lt di olio e un Kg di olio

Non tutti sanno che un litro di olio non equivale ad un Kg , vediamo un po’ di capire il perché con l’esempio riportato qui di seguito: la d...

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mercoledì 30 giugno 2010

Il cicloconio o occhio di pavone è una delle più gravi malattie provocate da funghi che possono colpire l’ulivo. All’aspetto l’infezione del fungo si presenta come un piccolo cerchio sulla parte superiore delle foglie, cerchio che con il tempo tende ad allargarsi cambiando di colore, dal centro marrone scuro si crea un alone più chiaro, che po’ essere giallo, rosso o verde-bruno, dai contorni talvolta netti e talvolta sfumati, che ricordano proprio l’”occhio” delle penne le pavone, da cui il nome gergale della malattia. L’occhio può diventare largo fino ad un millimetro, mentre invece è praticamente invisibile sui rametti, ma non per questo meno dannoso.

I funghi presenti sulle foglie, e, in misura minore anche sui frutti e sui rametti più giovani, provocano una rapida caduta di queste, che in alcuni casi può essere particolarmente dannosa, soprattutto se si verifica durante il ciclo primaverile, quando la caduta precoce del fogliame compromette la formazione delle gemme, e di conseguenza dei fiori e dei frutti.

Le due generazioni del fungo si sviluppano nella primavera e nell’autunno, mentre non sono presenti nelle altre stagioni. Il fungo d’altronde cessa la sua attività e la sua diffusione sopra i 25° e sotto i 5-10 °, d in ambiente particolarmente umido, ecco perchè la diffusione della malattia può essere più comune nelle regioni del nord Italia piuttosto che in quelle del sud, connotate da stagioni più calde e secche.

La lotta all’infezione si attua in maniera preventiva, con il monitoraggio sulla salute della pianta ed attraverso delle potature di mantenimento molto accurate, ed evitando sistemi di irrigazione aerei, che creano un ambiente favorevole allo sviluppo del parassita. Se proprio bisogna ricorrere alla chimica si fa ricorso a sostanze a base di rame.

mercoledì 2 giugno 2010

La rogna dell’ulivo è una delle principali malattie di carattere batterico che affliggono la pianta. Il batterio, dalla forma di un bastoncino allungato con piccoli tentacoli alle due stremità è in grado di creare numerosi problemi a foglie rami e radici.

La sua azione si esplica con l’insediamento del batterio all’interno di ferite, che possono essere lacerazioni o lesioni dovute alla battitura, (ecco perchè in molte regioni oramai non la si pratica più) oppure per colpa degli agenti atmosferici, come per esempio le grandinate, le screpolature provocate dal gelo, o la puntura di alcuni insetti per la deposizione delle uova.

Il batterio si inserisce nella ferita e viene a contatto con le cellule vegetali, di cui deforma il naturale sviluppo, che si trasforma nella produzione di una sorta di tubercolo dall’apparenza verde e liscia che diventa in seguito legnosa. Un po’ prima che il tubercolo lignifichi del tutto il batterio fuoriesce per trovare una nuova sede da cui svilupparsi.

I danni consistono nel deperimento generale della pianta, nella caduta del fogliame e dei rami maggiormente colpiti, ma anche i frutti, dopo la raccolta, produrranno un olio di qualità minore.

Tra i sistemi di lotta alla rogna dell’ulivo c’è soprattutto la prevenzione, con un attento monitoraggio delle colture, evitando in particolare di impiantare nuovi alberi in località particolarmente soggette a geli invernali, una delle cause maggiori di diffusione del batterio che penetra nelle screpolature.

Anche la potatura attuata in giornate particolarmente umide o piovose può essere un agente di infezione. In presenza della rogna si ricorre alla potatura dei rami colpiti, e, se i tubercoli sono relativamente pochi, li si può anche eliminare uno ad uno, avendo l’accortezza di disinfettare gli strumenti utilizzati e le ferite provocate con prodotti a base di rame.

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